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La vie delle Indie (il mercato moderno visto da un vecchietto)

Aperto da Rh_negativo, 6 Settembre, 2013, 15:00:50

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Rh_negativo

Nasco nei meravigliosi anni 70, mentre Jobs fondava la Apple.
Chi come me viene da quegli anni e condivide la mia passione per i VG ha visto nascere il "media videogioco", e forse meglio capirà questo discorso.
I primi videogiochi ad entrare nelle nostre case lo facevano per lo più in simpatiche cassette magnete allegate a specifiche riviste che si trovavano comodamente in edicola.



All'epoca neanche sapevo che infrangevano una cariolata di copyright ovviamente.
C64, Vic20 e Spectrum la gloriosa generazione degli home-computer a 8bit, ognuno aveva le sue riviste (o il suo "lato della cassetta").
Le rare volte che si compravano giochi originali poi (non per chissà quale volontà illecita... era proprio la "distribuzione normale" a latitare in Italia) i giochi si sceglievano dalla copertina. Non c'era internet, non erano ancora diffuse le riviste specializzate con le recensioni ed era già tanto quando sul retro delle confezioni mettevano schermate in game... La tavanata galattica con il bravo illustratore era sempre dietro l'angolo :asd:
Erano anni in cui chiunque fosse abbastanza nerd da imparare un linguaggio di programmazione ed avesse abbastanza passione da dedicarci poteva creare un videogioco.
La grafica era "concettuale", quel mucchietto di pixel lì al centro rappresentava il protagonista, te ne fregava nulla della definizione.
Si compensavano con la fantasia i limiti tecnici, un po' perchè eravamo piccoli un po perchè con 8 colori giusto la fantasia ti può salvare... e spesso questo riguardava anche la trama, che quando c'era (e già era raro) era un pretesto appena accennato.
Il valore di un gioco era qualcosa che c'entrava poco o nulla con l'aspetto tecnico, premiavi l'idea di fondo, l'ambientazione... quanto riusciva a coinvolgerti con quel poco che c'era a disposizione. 

Poi l'evoluzione fece il suo corso, i computer divennero più potenti, vennero le console, nintendo porto i vg dentro le case, l'epoca playstation che le sdogano dall'idea comune di "giocattoli", la rivoluzione del 3d ed il passaggio dagli sprite ai poligoni, i filmati in cg...
Fare un VG da solo in cantina non era più possibile (e non lo sarà più fino ai tempi delle App... ma non voglio allargare ulteriormente il discorso).

Cambiando i mezzi a disposizione sono cambiate anche altre cose: il pubblico prima di tutto, i vg hanno cominciato (proprio grazie all'emancipazione dai giocatoli)  a rivolgersi ad un mercato infinitamente più ampio.
Rivolgersi al mass market comporta sempre delle conseguenze (è così in tutti i settori).
Sono cresciute le pretese tecniche, oggi una bella grafica per un prodotto retail è DOVUTA.
E' cresciuta l'attenzione dei media ed i controlli sui contenuti (carmageddon lo ricordate?)
Si è abbassato incredibilmente il tasso di sfida, perchè la gente i giochi vuole finirli (anche se questo implica "guardarli che si finiscono da soli") e i publisher son ben contenti di questo.
Sono aumentati a dismisura i costi per produrre un VG, che oggi richiede fondi da produzione hollywoodiane e spesso ne condivide anche i mezzi (attori di grido per i doppiaggi, motion capture ecc..).

I generi più di nicchia non potevano sopravvivere a queste condizioni, l'"idea" da sola non bastava più, il progetto minore aveva comunque spese di distribuzione folli... e contemporaneamente il mercato si stava accorgendo di quanto fosse più conveniente (e meno rischioso) creare "brand" piuttosto che giochi.

A salvarci dalla sequenzializzazione selvaggia e da un panorama fatto solo di datadisk venduti a prezzo pieno venne il DD.
Giochi "minori" ma con costi decisamente più alla portata e sicuramente meno rischi.
Questo riaprì quella porta della cantina dove si poteva fare un gioco anche da soli, diede la possibilità di avere riscontri dal resto del mondo sulla validità della propria idea, diede la possibilità a molti di autofinanziarsi mettendo insieme poche persone con grandi idee e due spicci da investire.
Si è tornati alle origini dei videogiochi in un certo senso :|
E questa nicchia si è ritagliata un posto sempre più grande ed importante nel panorama videoludico.
Kickstarter, Greenlight ed altre iniziative del genere hanno fatto il resto.
Oggi anche Sony e MS stanno dando grande importanza al settore.

Sfogliare le proposte di greenlight mi trasmette le stesse sensazioni che provavo da ragazzino sfogliando special program o special playgame.
Titoli spesso dalla grafica minimale che riescono a coinvolgerti per l'idea del gioco.
Certo c'è anche tanto ciarpame di chi ci ha provato ma non aveva nulla da dire ma ci sono perle di rara bellezza che non avremo MAI potuto vedere nel mercato retail degli AAA.

E così da qualche tempo mi ritrovo a rivivere i VG con l'entusiasmo di quando avevo 8 anni, lasciandomi "coinvolgere" da idee semplici e geniali nascoste dietro progetti poco costosi.

Paper please!



Occupa quanto il driver del mouse, ha una grafica che mio nipote con i pastelli faceva di meglio, un'idea di base che qualsiasi publhiser sano di mente avrebbe scartato (è un simulatore di addetto doganale al controllo documenti!!)

E' geniale :|

Gunpoint



Grafica 8bit, sistema di controllo semplicemente fantastico.

Rougue legacy



La sfida dei bei tempi andati in un mondo a generazione random

Outlast



Perchè indie non significa "gioco tecnicamente semplice" ma significa titolo che non deve sottostare ai controlli dei publisher

E potrei continuare per ore: The Swapper, UnEpic, Dont'Starve, La-mulana... senza considerare i titoli nati dal panorama indipendente e poi diventati fenomeni multi-milionari: Fez, Minecraft, Terraria....


Questi i titoli a cui sto dedicando più tempo in questo periodo :|
Malgrado la pila di AAA ancora incartati, e alla faccia dei costosissimi titoli con il graficone che finita la prima run in una manciata di ore non toccherò mai più (roba come Remeber me, Resident Evil 6 ecc... ecc... titoli che nella mente bacata dei producer dovena vendere 10 milioni di copie ed invece sono stati dei flop paurosi....anche per questo sono sempre più convinto che: gli indie salveranno il mondo :|... o quanto meno il mezzo metro quadro che occupo io :\)

Joe

Mi ritrovo alla grande in questo tuo topic (sebbene sia soltanto dell'81 :joe:) e ti segnalo l'ultimo titolo indie che mi ha rapito durante le ferie:

The Cat Lady.



Avventura grafica iper depressiva (e horror) dalla durata di circa 10 ore (un record per il genere, sul mercato indie). La grafica è brutta, ma assolutamente funzionale (in collaborazione con l'ottimo audio) nel farti stare malissimo dall'inizio fino alla fine.

Sensei

non posso che ritrovarmi anche io in questo tuo topic...personalmente negli ultimi diciamo 5 anni penso di aver giocato piú a giochi Indie o "quasi indie" che ai classici iperbrandizzati...

ultimo in senso temporale é Grimind...platform di un livello di difficoltá al limite del bastardo, con salti che devono essere calibrati al millimetro...mi sembra di stare a giocare col c64....

http://www.conmishijos.com/uploads/ocio_familia/Juego_Grimind_PC.jpg

Turrican3

#3
Eccellente spunto, as usual. Ma del resto "io c'ero" quindi non posso non capire. :|

Purtroppo forse per l'età, forse perché sono un caxxo di vecchio brontolone vedo il mercato tradizionale in crisi nerissima di creatività... ragion per cui la roba Indie può davvero rappresentare una boccata d'aria fresca in un contesto nel quale sempre meno publisher se la sentono di fare azzardi.

Questo senza dimenticare nuove opportunità (tutto sommato l'indie non ha mai smesso di esistere anche dopo l'avvento delle console, grazie agli home computer prima e ai PC dopo) come il Kickstarter che RH cita, che unito al passaparola della Rete spesso indispensabile per raggiungere un buon numero di utenti, sembra sfornare miracoli uno dopo l'altro.

Più in generale - ma non è un discorso di oggi - continuo a domandarmi fino a che punto potremo spingerci sul versante tecnologico prima di fermarci un attimino e provare a puntare maggiormente sui contenuti come altri media più maturi (o vecchi se preferite XD) fanno da tempo. Questo fermo restando che probabilmente per le masse non si potrà mai fare a meno di approcci più superficiali tutti fronzoli e poca sostanza... che peraltro non sempre sono il male assoluto.

Bluforce

Pur essendo nato alla metà degli '80, ho vissuto le fasi di quello che Rh_negativo racconta egregiamente nel post d'apertura. Anche perché in famiglia mia sono stato di fatto l'unico videogiocatore per un periodo di tempo lunghissimo, e solo poi vari cugini post '90 si sono avvicinati a questo media con PS2 e simili.

Il C64 regalato da parenti a mio fratello per la sua comunione diventò di fatto mio. E ricordo ancora oggi in maniera molto vivida le incazzature che mi prendevo quando una mia cugina (più che adolescente) comprò un NES e Super Mario Bros. e facevamo i turni per giocare. Non superavamo mai il primo livello, ma cazzo, io ero piccinissimo e morivo al primo nemico! Quindi il mio turno durava dai 5 ai 10 secondi netti, poi mi veniva strappato il pad di mano (senza grossi risultati, a dire il vero. Magra consolazione). Talvolta per perdere tempo e saggiare la giocabilità di Mario, correvo verso sinistra invece che verso destra, rischiando i rimproveri della cugina XD

La mia prima soddisfazione videoludica è stata quella di vincere lì dove tutti avevano miseramente fallito. Completare Mutant Monty sul C64 (L'Eroe Piero in IEE -Italica Edicola Edition-).

Fatta l'introduzione, volevo soltanto dire che ultimamente anche io mi ritrovo a giocare parecchi Indie invece che titoli AAA. Trovo in molte produzioni Indie quella scintilla di genialità che molti VG di massa hanno perso da tanto tempo.

SilentBobZ


Turrican3

Citazione di: Bluforce il 10 Settembre, 2013, 15:26:43Fatta l'introduzione, volevo soltanto dire che ultimamente anche io mi ritrovo a giocare parecchi Indie invece che titoli AAA. Trovo in molte produzioni Indie quella scintilla di genialità che molti VG di massa hanno perso da tanto tempo.

Indubbiamente tutti quelli che videogiocano da tempo sono, chi più chi meno, soggetti alla sindrome del "già visto".

Non si tratta certo di un problema contemporaneo: i cloni sono sempre esistiti e sempre esisteranno.

Quello che credo faccia realmente la differenza tra l'era di cui parliamo ed il contesto odierno (che poi personalmente non è vero che è odierno: direi che saranno almeno una decina d'anni che vedo un certo andazzo) è il fatto che i costi di sviluppo fuori controllo hanno di fatto spazzato via un buon 95% di propensione al rischio relegandola quasi sempre al digital delivery, con gli Indie appunto in prima fila per ovvii motivi.

Meglio di niente, certo, ma chi ha vissuto quegli anni qualche differenza la deve notare per forza.