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Addio a Paolo Villaggio

Aperto da Turrican3, 3 Luglio, 2017, 09:50:08

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Joe


Turrican3

"Che fa, mi da del tu?!??!?" :asd:

Reiz

Ci sono modi di dire che ormai sono entrati nel linguaggio comune e che arrivano proprio da Fantozzi

"Com'è umano lei"
"Dicesi kibbutz..."

e poi il mitico "Io sono stato azzurro di sci !"  :lol: :lol: :lol:

Rot!

Di recente, cercando di spiegare su Facebook i miei drammatici problemi di spazio, ho usato come esempio la casa piena di baguette e sfilatini che il ragioniere si trova quando Pina si innamora del panettiere.
Cosi' ho deciso di riguardare quella sequenza. E' davvero straziante.



Saluti

SilentBobZ

Quanti ricordi, una sequenza strappa lacrime  :'(

Rot!


Turrican3

Estremamente interessante. :sisi:

Quindi devo senza dubbio rimediare (non che avessi dei dubbi) i primi due Fantozzi... e pure la Corazzata a questo punto.

Se mi ricordo domani aggiungo un paio di citazioni dell'articolo che mi hanno colpito.

SilentBobZ



Non fate mai l'errore di pretendere se non avete dato.
I figli sono anche la somma dei vostri sbagli  e delle vostre disattenzioni.

Turrican3

CitazioneSera del 26/06/17, Piazza Maggiore, Bologna. Migliaia di persone – non meno di quattromila – applaudono in piedi La corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, film breve e dritto al punto, avvincente, popolare, bellissimo. Film girato novantadue anni fa.

[...]

Oggi è considerato una delle più grandi opere cinematografiche del Novecento, viene riproiettato di continuo in tutto il mondo, nel 2004-2005 lo hanno sonorizzato i Pet Shop Boys.

E in Italia?

Qui da noi, come ha scritto qualcuno, il film è stato «segnato da un destino davvero imprevedibile, che lo ha trasformato in qualcosa di diverso da quel che è.» Ma procediamo con ordine.

La corazzata Potëmkin è stato una grande sorpresa per la maggior parte dei presenti in piazza.
[...]
Molti altri erano aficionados del festival o comunque si sono fidati della Cineteca, unica istituzione pubblica di Bologna non disprezzata dai più, anzi, oltremodo rispettata.

La Cineteca, appunto. Nei giorni precedenti, ha voluto fare una piccola e divertente campagna di “debunking”, con video e altri mezzi. Una troupe ha intervistato gente per le vie del centro, e molti erano convinti che il film durasse tre o quattro ore, se non di più. In realtà dura 70 minuti.

Bisogna sfondare il muro del pregiudizio. Non è vero che questo e altri film d’antan sono film per pochi, non è vero che «la gente non capisce». Se gli dài l’occasione di vederli, capisce eccome.

La differenza rispetto ad altri film d’antan è che La corazzata Potëmkin molti credono di sapere com’è anche senza averlo visto. Lo associano a qualcosa che credono di conoscere – cioè l’intento di Luciano Salce e Paolo Villaggio nella celeberrima scena de Il secondo tragico Fantozzi (1976) – e quell’associazione ha tenuto a distanza il film. La corazzata Potëmkin è divenuta, a torto marcio, emblema di lunghezza e pesantezza.

[...]

Mi piace pensare che almeno quattromila persone, la sera del 26 giugno, vedendo il film, abbiano capito il vero significato della scena della rivolta al cineforum.

Sì, perché solo vedendo La corazzata Potëmkin si capisce che il bersaglio di Salce e Villaggio non erano banalmente le cose «pesanti» e «difficili», non erano gli «intellettuali», ma il potere – rappresentato dalla Megaditta che tutto controlla – che ingloba e svuota la cultura, anche la cultura della rivolta.

[...]

A forza di dire che la famosa scena prende in giro la cultura dei cineforum di sinistra, i tic degli «intellettuali di sinistra» eccetera, ci si è dimenticati che quello rappresentato nel film non è un cineforum di sinistra: è il cineforum della Megaditta, rivolto non a compagni ma a colletti bianchi “apolitici”. Guidobaldo Maria Riccardelli non è un compagno né un intellettuale di sinistra: è un uomo dell’azienda, del capitale.

L’unico marxista che appare nel mondo di Fantozzi è Folagra, che guardacaso non partecipa al cineforum aziendale ed è relegato in un sottoscala.

[...]

Siamo di fronte a una parodia colta e, al fondo, per nulla anti-intellettuale.
Chi non ha mai visto il film di Ėjzenštejn non può rendersene conto.
Molti spettatori del 1976 lo avevano visto.

L’episodio, per il pubblico di allora, aveva una carica critica ad alto voltaggio, che però col tempo si è esaurita. Non poteva che esaurirsi: il contesto che rendeva l’episodio comprensibile in tutti i suoi aspetti e livelli – l’Italia degli anni Settanta, dei movimenti radicali, delle grandi lotte operaie -, quel contesto non c’è più.


[...]

La scena, tolta dal suo contesto, rivista e ri-rivista da sola come frammento, citata e stracitata come semplice gag, col tempo ha cambiato significato: oggi è evocata per rigettare la cultura stessa e tutto ciò che è «difficile», in nome del parla-come-magni (detto quasi sempre da gente che mangia malissimo) e del solito «E fattela ‘na risata!»

[...]

L’eterna ripetizione della gag ha diffuso l’idea che La corazzata Potëmkin duri molte ore e altri miti che il film manda in frantumi, se solo si supera il pregiudizio e lo si guarda. Ma il pregiudizio c’è, inutile negarlo. Un danno culturale c’è stato. Sì, danno culturale. L’arma della critica è stata girata e puntata contro la critica stessa, allo stesso modo in cui Riccardelli, gerarchetto della Megaditta, aveva girato e puntato il cinema di Ėjzenštejn contro i suoi sottoposti.

[...]

Oggi l’obbligo contro cui ribellarsi non è quello di guardare La corazzata Kotjomkin. Semmai, al contrario, è quello di non prendere mai nulla sul serio. Il «farsi una risata» come risposta a tutto, l’essere sempre ironici per non mostrarsi mai troppo coinvolti in nulla, perché coinvolti equivale a vulnerabili, e dunque ironia sempre, cinismo e disincanto, non devi dare mai l’impressione di credere fino in fondo a quel che dici. Soprattutto, fai vedere che ti stanno sul cazzo gli «intellettuali». Risulta molto più facile se adotti l’espediente di chiamare «intellettuali» tutti quelli che ti fanno sentire vulnerabile. Chiama «pippone» qualunque cosa scrivano o dicano.

Parzialmente OT, ok, ma mi andava di mettere in evidenza alcuni passaggi del pezzo citato da Rot.

Joe

Semplicemente... illuminante.

SilentBobZ


Turrican3

#26
Sembra che il diretto interessato vada a smontare la tesi di cui sopra sulla Corazzata. :look:
(attorno a 16:50)

SilentBobZ

Il film proiettato invertendo le pizze del primo e secondo tempo  :lol:

SilentBobZ



«La scelta dell'ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole. Fu così: era una giornata di pioggia del novembre del 1962 io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno, infatti Cristiano e il mio Pierfrancesco sono "gemelli". Ebbene, forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell'ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l'avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell'Islam. Erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell'Europa. Comunque mi piaceva quella vicenda e la volli raccontare, ovviamente parodiandola. In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello.

La canzone passò abbastanza inosservata, Fabrizio ancora non aveva inciso La canzone di Marinella e non era quindi famoso, tantomeno io. Qualcuno però notò questa strana filastrocca che sbeffeggiava il potente Re dei Franchi: fu un pretore, mi pare di Catania, che ci querelò perché la considerava immorale soprattutto per quel verso: "È mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane". E pensare che noi eravamo già stati censurati e avevamo dovuto trasformare il verso finale che in originale suonava: "frustando il cavallo come un mulo, quella gran faccia da culo" con: "frustando il cavallo come un ciuco, tra il glicine e il sambuco...". Ma a parte questo pretore nessuno notò la nostra canzone che fu riscoperta quando Fabrizio divenne famoso dopo Marinella.»
(da un'intervista a Paolo Villaggio)

SilentBobZ